RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Indagine G8, l'Unione ci riprova

Roma, 1 Novembre 2007

Indagine G8, l'Unione ci riprova
dopo l'affondamento della commissione
Interviene Prodi: «È un impegno che abbiamo preso e che non intendiamo disattendere»

La partita non è ancora chiusa: la possibilità che il Parlamento istituisca una commissione di inchiesta per accertare "responsabilità politiche ed istituzionali" di quei terribili giorni del G8 di Genova, c'è ancora.
I partiti di maggioranza, che solo martedì non erano riuscite a trovare un'intesa (Mastella e Di Pietro hanno votato assieme alla Cdl), ricominciano daccapo. La sinistra protesta e chiede rispetto degli impegni: «I patti sono stati violati: Prodi deve intervenire subito» intima il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero. «Di Pietro e Mastella vogliono farci saltare i nervi» accusa anche il sottosegretario Paolo Cento, Verdi.
Prodi prova a metter pace: «La commissione d'inchiesta sul G8 di Genova è un impegno preso con il programma del governo che non intendiamo disattendere. Il voto parlamentare non deve fermare il lavoro degli inquirenti e di tutti coloro che esigono chiarezza e giustizia a 360 gradi». I moderati dell'Unione vogliono costituire la commissione: ieri mattina, il sindaco di Roma e neo segretario del Pd, Walter Veltroni ha scritto una lettera di solidarietà al primo cittadino di Genova.
«Cara Marta - inizia il messaggio diretto al sindaco Vincenzi - c'è una sola cura per le ferite che non sono rimarginate: l'accertamento della verità, di tutta la verità su quanto accadde in quei giorni. La Commissione avrebbe dovuto fare questo: ricostruire i fatti e chiarire le responsabilità, quelle che ci furono e quelle che vennero meno».
Ma anche il vicepremier, Massimo D'Alema parla di un'occasione perduta: «E' la maggioranza che sta male, non il governo. Lo scopo della Commissione di inchiesta non era affatto quella di criminalizzare le forze di polizia, quanto di accertare responsabilità precise». Ed anche i due partiti che la maggioranza mette sul banco degli imputati, Idv ed Udeur, a mente fredda, spiegano. «Non è affatto vero che tra noi e Rifondazione siano volati gli stracci - ha spiegato, con una punta di veleno, il Guardasigilli Clemente Mastella - anche se tante volte sono io a rimanere male per cose che hanno fatto loro: guardate cosa è accaduto sul pacchetto sicurezza, ad esempio. Non mi piaceva l'idea che una Commissione di inchiesta potesse essere rivolta contro le forze di polizia in generale».
«Noi non abbiamo affatto tradito - ha spiegato, al Secolo XIX, il capogruppo dell'Udeur a Montecitorio, Mauro Fabris - e ha ragione Mastella a dire che "nel programma non c'è traccia" di quanto volevano approvare ieri. Basta guardare il testo dei progetti di legge, dove si parla di "individuare i responsabili dell'irruzione nella scuola Diaz". Ma questa è materia di indagine della magistratura! Una commissione di indagine, come recita il programma dell'Unione, dovrebbe accertare le eventuali responsabilità politiche ed istituzionali, non certo quelle individuali. 
Cosa facciamo? Ci sovrapponiamo all'inchiesta della Procura di Genova che, sinora, si è comportata in maniera ineccepibile, mostrando di non guardare in faccia nessuno. E poi: avremmo dovuto avere anche accesso a notizie tuttora coperte da segreto? E vi figurate cosa sarebbe accaduto in Parlamento? E ancora: come si può pensare di fare una commissione parlamentare, che dovrebbe vedere coinvolta l'opposizione, se tutta la Cdl ci ha ripetuto più volte che, sulla base di quel progetto di legge non avrebbe mai partecipato ai lavori?».
Ma è ancora possibile "recuperare" la commissione di inchiesta, appena bocciata da Montecitorio? «L'Ulivo è pronto a portare il tema in aula - annuncia, a metà pomeriggio, Dario Franceschini, vicesegretario del Pd - perché la verità non è né di destra né di sinistra, e, soprattutto, non è"contro" qualcuno. Il voto non preclude che l'iter del provvedimento prosegua».
Dal punto di vista procedurale nulla vieta che la questione arrivi egualmente a Montecitorio. Ma certo, le ferite del voto di martedì in commissione Affari Costituzionali, non saranno certo rimarginate a fine anno. «Io al G8 c'ero - ha spiegato Franca Rame, senatrice appena uscita dal gruppo dell'Idv - Ho vissuto quei giorni spaventosi, e trovo uno scandalo che si voglia indagare su cosa ha fatto la polizia. Non capisco perché Di Pietro ha detto "no": non era lui l'uomo della legalità? A questo punto sono proprio contenta di aver lasciato il suo gruppo parlamentare».

Angelo Bocconetti